PINO COME “SPINA”….ORA PERO’A RIALZARSI DEVE ESSERE TUTTA LA SQUADRA
16-11-2021 09:00 - LO SGONFIA PALLONI rubrica a cura di Renzo Berti
Leonardo magari non lo immaginava, ma lui può contare
sull'affetto e l'appoggio dei suoi compagni. Che hanno
capito tutto il suo dramma in quel sinistro “crac” del
tendine d'achille sentito sino in tribuna. Applausi in
campo e fuori. E carezze. Persino dagli avversari. Il
bello del calcio è anche questo. In quel momento,
nell'immaginario di chi ha assistito a Spoleto Bm8-
Atletico Gualdo Fossato è balenata l'immagine di un altro
Leonardo. Ben più famoso, ma accomunato dalla stessa
sorte maldestra: Spinazzola. Per quello biancorosso è
stato come entrare in un tunnel senza luce. Come accadde
qualche stagione fa quando giocava nel Cascia:l'urlo di
dolore, il pianto a dirotto. E tutt'intorno il gelo.
Allora, furono i crociati del ginocchio a tradirlo. Ma
Pino strinse i denti e tornò più forte di prima. Oggi è
un giocatore di quasi trent'anni che spera con tutto se
stesso di poter ricominciare a fare con semplicità,
naturalezza e un pizzico di fortuna in più ciò che sapeva
fare meglio: giocare. Allenarsi con i compagni, sentire
l'adrenalina delle partite e respirare l'odore dell'erba
dei campi di calcio. Basta quell'aria intrisa di
medicinali e sanificanti delle cliniche. Basta infortuni,
si spera: Leonardo, dall'anno di Cascia ad oggi, ha già
dato. Sin troppo.
Non, invece, i suoi compagni per la imbarazzante
prestazione offerta sul campo. Terza sconfitta in quattro
partite e diciassette punti dal primo posto. Un abisso.
C'è un proverbio che ogni politico ha detto almeno una
volta nella vita:”Quando il saggio indica la luna, lo
stolto guarda il dito”. Che poi quello che guarda il dito
sarà anche stolto, ma anche l'altro che sta sempre lì a
indicare la luna non pare proprio un genio. Ecco, se in
questo momento la Spoleto Bm8 pensasse ai play off
sarebbe come lo stolto che guarda il dito. Una squadra
che subisce una media di tre gol a partita lascia molto
pensare. Ma non è solo questo il problema del tecnico
Francesco Raggi. La squadra ha il fiato corto. Ha i pesi
alle caviglie e si affida al solito, stucchevole, refrain
del “palla lunga e pedalare”. Con questo giuoco, per
Polzoni e Brunelli (peraltro subito ai box per
infortunio), il “Paradiso può attendere”. Anche Vinha,
che ha i numeri per essere considerato il “Gran Visir”
della “dea Eupalla, ha finito per scomparire. Giocare
come ha fatto il centrocampo biancorosso domenica, sa di
dileggio per lo sport più amato del Mondo. Lo Spoleto
Bm8, insomma, è stato brutto, sporco e poco cattivo.
Anche Raggi, tuttavia, ci ha messo del suo disegnando una
squadra a trazione anteriore, ma niente affatto efficace
nella fase di non possesso. E i brevilinei ospiti, dai
garretti tosti come quelli dei cavalli del Don,
occupavano gli spazi in maniera guerresca. Pronti a
fiondarsi sulle sguarnite praterie biancorosse. Le
assenze, certo, hanno il suo peso. Ma non devono
diventare un alibi. Per nessuno. Questo non significa che
la Società non farà un ulteriore sacrificio coprendo la
coperta a centrocampo, dove si sente l'assenza di un
metodista alla vecchia maniera. Anche in difesa, poi,
occorrerà un elemento dai movimenti rapidi.
sull'affetto e l'appoggio dei suoi compagni. Che hanno
capito tutto il suo dramma in quel sinistro “crac” del
tendine d'achille sentito sino in tribuna. Applausi in
campo e fuori. E carezze. Persino dagli avversari. Il
bello del calcio è anche questo. In quel momento,
nell'immaginario di chi ha assistito a Spoleto Bm8-
Atletico Gualdo Fossato è balenata l'immagine di un altro
Leonardo. Ben più famoso, ma accomunato dalla stessa
sorte maldestra: Spinazzola. Per quello biancorosso è
stato come entrare in un tunnel senza luce. Come accadde
qualche stagione fa quando giocava nel Cascia:l'urlo di
dolore, il pianto a dirotto. E tutt'intorno il gelo.
Allora, furono i crociati del ginocchio a tradirlo. Ma
Pino strinse i denti e tornò più forte di prima. Oggi è
un giocatore di quasi trent'anni che spera con tutto se
stesso di poter ricominciare a fare con semplicità,
naturalezza e un pizzico di fortuna in più ciò che sapeva
fare meglio: giocare. Allenarsi con i compagni, sentire
l'adrenalina delle partite e respirare l'odore dell'erba
dei campi di calcio. Basta quell'aria intrisa di
medicinali e sanificanti delle cliniche. Basta infortuni,
si spera: Leonardo, dall'anno di Cascia ad oggi, ha già
dato. Sin troppo.
Non, invece, i suoi compagni per la imbarazzante
prestazione offerta sul campo. Terza sconfitta in quattro
partite e diciassette punti dal primo posto. Un abisso.
C'è un proverbio che ogni politico ha detto almeno una
volta nella vita:”Quando il saggio indica la luna, lo
stolto guarda il dito”. Che poi quello che guarda il dito
sarà anche stolto, ma anche l'altro che sta sempre lì a
indicare la luna non pare proprio un genio. Ecco, se in
questo momento la Spoleto Bm8 pensasse ai play off
sarebbe come lo stolto che guarda il dito. Una squadra
che subisce una media di tre gol a partita lascia molto
pensare. Ma non è solo questo il problema del tecnico
Francesco Raggi. La squadra ha il fiato corto. Ha i pesi
alle caviglie e si affida al solito, stucchevole, refrain
del “palla lunga e pedalare”. Con questo giuoco, per
Polzoni e Brunelli (peraltro subito ai box per
infortunio), il “Paradiso può attendere”. Anche Vinha,
che ha i numeri per essere considerato il “Gran Visir”
della “dea Eupalla, ha finito per scomparire. Giocare
come ha fatto il centrocampo biancorosso domenica, sa di
dileggio per lo sport più amato del Mondo. Lo Spoleto
Bm8, insomma, è stato brutto, sporco e poco cattivo.
Anche Raggi, tuttavia, ci ha messo del suo disegnando una
squadra a trazione anteriore, ma niente affatto efficace
nella fase di non possesso. E i brevilinei ospiti, dai
garretti tosti come quelli dei cavalli del Don,
occupavano gli spazi in maniera guerresca. Pronti a
fiondarsi sulle sguarnite praterie biancorosse. Le
assenze, certo, hanno il suo peso. Ma non devono
diventare un alibi. Per nessuno. Questo non significa che
la Società non farà un ulteriore sacrificio coprendo la
coperta a centrocampo, dove si sente l'assenza di un
metodista alla vecchia maniera. Anche in difesa, poi,
occorrerà un elemento dai movimenti rapidi.
